BREVE DESCRIZIONE GENERALE:
Il biorimodellamento meccanico sfrutta la tecnica del needling (micro-perforazione multipla della cute) per indurre l'attivazione dei complessi meccanismi naturali di riparazione tissutale. Il concetto di stimolare i tessuti cutanei, grazie all'azione meccanica di micro-aghi, è stato proposto per la prima volta da Orentreich (New York, USA) nel 1995. La metodica definita come “subcision” è stata utilizzata con successo per la correzione delle depressioni cicatriziali e delle rughe statiche dell'invecchiamento. Più recentemente (2005) è stato proposto un nuovo metodo per favorire la penetrazione di macro-molecole ad azione farmacologica attraverso la pelle, grazie alla creazione di microfori creati da sottilissimi aghi della lunghezza di 0.15mm (studi pubblicati dal Prof. Fahr dell'Università di Marburg, Germania). Utilizzando la medesima tecnica, ma con aghi di lunghezza maggiore (0,5 mm e 1,5 mm), è stato possibile stimolare la produzione autonoma di nuovo collagene ed elastina a livello del derma (il “materasso” di supporto della pelle). Il medico australiano Philippa McCaffrey ed il chirurgo plastico americano Norman Leaf hanno dimostrato l'utilità di questa tecnica per migliorare le cicatrici dell'acne; le alterazioni del crono-invecchiamento (invecchiamento naturale); ed i danni del foto-invecchiamento (invecchiamento indotto da esposizione solare).
COME FUNZIONA?
I presupposti teorici che stanno alla base dei risultati clinici prodotti dal bio-rimodellamento meccanico sono essenzialmente di natura biologica. La cute, l'involucro protettivo del nostro corpo, reagisce sempre ad un'azione traumatica attivando una serie di meccanismi che ne ristabiliscono, in tempi più o meno veloci, la sua integrità. L'entità e la durata della reazione cutanea sono proporzionali all'intensità dell'evento traumatico. Microtraumi controllati, indotti dalla penetrazione di aghi microscopici nella pelle, attivano i meccanismi di riparazione dei tessuti, ultimi responsabili della produzione di nuovo collagene ed elastina. Un'ipotesi interessante per spiegare l'intensa produzione di collagene riscontrata dopo gli interventi di bio-rimodellamento meccanico si basa sulla modificazione temporanea dei potenziali elettrici delle cellule danneggiate, già studiati ed individuati in passato, nei fenomeni rigenerativi degli organi amputati negli anfibi e delle fibre nervose. Studi istologici hanno documentato un incremento di fibre collagene pari al 206%, nelle aree trattate con tecnica needling, a distanza di 6-8 settimane dall'intervento (Schwartz e Laaff, Freiburg – Germania, 2006).